Star seduti a tavola e saper rendere piacevole un pranzo o una cena è una piccola forma d'arte. Non tutti ne sono capaci, quasi sempre perché non si conoscono le più elementari norme del comportamento da tenersi tra piatti e bicchieri.
Proverò con questo post a fare un sunto delle regole basilari da osservare a tavola, non tanto per scrivere qualcosa di utile, ma soprattutto di sfizioso. Non parlerò di TUTTE le regole da osservare a tavola, ma solo delle principali. E in più aggiungerò qualche vezzo, che magari non troverete nelle decine di Galatei in vendita nelle librerie e persino nelle edicole (sic!), ma che potrebbe rendere ancora più piacevole e più conviviale il momento del pranzo o della cena.
Cominciamo:
Prima di sedersi a tavola è obbligatorio lavarsi le mani. Se si è a casa di qualcuno, basterà chiedere al padrone di casa il permesso di recarsi alla toilette. Tornati dal bagno, non ci si accomoda se il padrone di casa non ci invita a prendere posto né se l'ospite più importante (che, in genere, nelle cene più formali siede alla destra del padrone di casa) non si è ancora seduto.
Una volta seduti, stenderemo il tovagliolo sulle gambe, senza aprirlo totalmente, ma piegato a metà o in tre parti. Inutile dire che è assolutamente vietato usare il tovagliolo a mo' di bavaglio! In attesa che il padrone di casa cominci a mangiare, non addenteremo pane o grissini, ma magari inganneremo il tempo e l'appetito conversando amabilmente con la persona alla vostra sinistra e poi con quella alla vostra destra (è importante cercare di dedicare quasi lo stesso tempo ai vostri vicini). Mai i gomiti sul tavolo e sempre le gambe sotto lo stesso, almeno fino al caffè e all'ammazzacaffè, come vedremo più avanti.
Quando il padrone di casa comincia a mangiare, allora possiamo iniziare anche noi, SENZA DIRE "BUON APPETITO", perché si presuppone che chi si segga a tavola lo faccia non per fame, ma per il piacere di accompagnare la conversazione con del buon cibo.
Mangeremo bocconi piccoli e tagliati volta per volta, accompagnati alla bocca con la mano sinistra e non col coltello, senza assumere una posizione curva, ma rimanendo dritti senza sembrare rigidi. Si mastica e si beve a bocca chiusa. Prima e dopo aver bevuto, bisogna pulirsi le labbra col tovagliolo: così si eviterà di lasciare impronte sui bicchieri e si terrà sempre la bocca pulita.
Se ci passano un piatto per servirci da soli, utilizzeremo le posate del piatto E NON LE NOSTRE, dopodiché passeremo il piatto alla nostra destra. Se la pietanza ci piace particolarmente, assicuriamoci che tutti la abbiano mangiata e che sia rimasto qualcosa prima di chiedere il bis (e mai il tris o ter!). Se siamo il padrone di casa, non faremo MAI il bis, così da lasciare sempre qualche porzione disponibile per gli ospiti che vogliano fare il bis. Se il cibo è particolarmente caldo, eviteremo di soffiare sullo stesso, ma attenderemo che si raffreddi.
Se al nostro fianco c'è una dama, saremo noi a sollevare la bottiglia e a offrir loro da bere. E riempiremo sempre prima il suo bicchiere, a meno che non abbiamo appena stappato una bottiglia di vino: in questo caso, verseremo il vino prima nel nostro bicchiere (così da evitare eventuali cadute di pezzi di sughero) e poi in quello della dama. Ah, una cosa importante: quando si fa un brindisi, non si dice mai "cin cin", ma si solleva leggermente il calice e si inclina lievemente il capo.
Se una pietanza è sciapida, eviteremo comunque di chiedere il sale: la richiesta è un'affermazione velata che non apprezziamo il cibo offerto. Inoltre, essendo il sale indice di ricchezza, avrebbe potuto mettere a disagio la padrona di casa nel caso lo avesse finito.
Il coltello va utilizzato solo per tagliare il cibo, mai le uova o il formaggio (per i quali si usa la forchetta) né il pane (che si spezza con le mani in piccole parti).
Quando avremo finito di mangiare, metteremo le posate nel piatto, in una posizione simile a quella delle lancette dell'orologio quando segnano le 6:30; se invece abbiamo solo deciso di prenderci una pausa, metteremo le posate in una posizione simile a quella delle lancette dell'orologio quando segnano le 8:20.
Dopo aver tanto mangiato abbiamo voglia di fumare? Dobbiamo aspettare il caffè e solo dopo potremo uscire a fumare, chiedendo comunque il permesso al padrone di casa. Durante il caffè possiamo togliere le gambe da sotto al tavolo e accavallarle, parlando amabilmente coi nostri vicini. In questo caso, e solo in questo caso, è possibile poggiare le mani sulle ginocchia. Quando arriverà il caffè, noi lo zucchereremo e gireremo il cucchiaino, che poi poggeremo sul piattino SENZA SUCCHIARLO O LECCARLO. Prenderemo la tazzina del caffè con l'indice e il pollice e la avvicineremo alle labbra, SENZA ALZARE IL MIGNOLO. Dopo aver sorseggiato il caffè, potremo chiedere il permesso di andare a fumare, magari offrendo una sigaretta o un sigaro a un commensale. Per l'ammazzacaffè possiamo comportarci allo stesso modo.
La cena finisce quando il padrone di casa dice che è finita. Se non dice nulla, finisce entro la mezzanotte.
Fino ad ora abbiamo parlato di come si sta a tavola. Ma come possiamo essere dei piacevoli conversatori? Quali argomenti sono consigliati e quali vietati?
Facciamoci sempre guidare da una norma di vita: l'Equilibrio, che è cosa diversa dalla moderazione. Affrontiamo ogni argomento con equilibrio, soprattutto se non conosciamo bene i commensali. Qualora ci fosse maggior confidenza, allora potremo spingerci un po' più in là, evitando comunque di parlare di politica, religione, aspetto fisico, morte, età. Eviteremo anche argomenti troppo tecnici, che potrebbero tagliare fuori dalla discussione un numero elevato di commensali.
Gli argomenti più indicati sono, quindi, la moda, l'arte, la letteratura, la musica, lo sport (evitando comunque di farsi trascinare in discussioni da ultras), la cultura in generale. E poi c'è il principe degli argomenti da tavola: il pettegolezzo. Sappiate essere pettegoli, ma con gusto ed EQUILIBRIO. Non date mai l'impressione di essere una specie di rotocalco scandalistico vivente.
Il tono di voce sarà sempre chiaro senza essere squillante, parleremo senza esagerare coi gesti e senza mai toccare gli interlocutori. I conversatori più bravi sono, in genere, quelli che parlano meno di quanto ascoltano. Ciò per due ordini di motivi: alle persone piace più essere ascoltate che ascoltare; quando parleremo, richiameremo su di noi una attenzione maggiore. Per questo è utile anche lavorare su un proprio "repertorio", fatto di battute, aforismi e citazioni. Meglio se originali: chi passa una serata a citare a menadito versi di poesie scritte o frasi coniate da altri sembrerà, se va bene, un saccente dotato di memoria, più che di intelligenza e di interesse.